L'industria della morte made in Italy
Le nostre Beretta e le munizioni Fiocchi nelle mani dei coloni: quando l'eccellenza italiana diventa strumento di pulizia etnica
Un bambino, poco più che un adolescente, stringe tra le mani una Beretta calibro 22 in un campo di addestramento nel cuore della Cisgiordania occupata. Le foto sono lì, sui social, pubblicate con orgoglio dal centro "Caliber 3", dove si insegna a sparare ai turisti - italiani inclusi - e dove si addestrano i coloni a uccidere. L'immagine di quel ragazzino con la pistola dovrebbe farci vomitare, ma non per quello che credi. È il marchio. È quel "Made in Italy" che dovrebbe renderci fieri e che invece ci copre di merda.
Beretta e Fiocchi, i nostri campioni nazionali dell'industria armiera, continuano a rifornire Israele di armi e munizioni mentre i coloni sterminano i palestinesi in Cisgiordania. Itamar Ben Gvir, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano - un fascista che farebbe arrossire Mussolini - ha appena esteso il porto d'armi a 100mila nuovi cittadini. Centomila. Come una città media italiana armata fino ai denti per ammazzare gli "arabi".
Il sangue ha il sapore del profitto
Dal 7 ottobre 2023 sono state rilasciate 230mila nuove licenze per armi. Un'orgia di ferro e piombo che si riversa sui territori occupati come una cascata di morte. E indovina? Le nostre aziende non solo non hanno sospeso l'export dopo il massacro, ma hanno continuato a spedire per tutto il 2024.
Giorgio Beretta dell'Osservatorio sulle armi leggere lo dice chiaro: "Il fatto più grave è che non solo l'Italia non ha sospeso l'invio di armi dopo il 7 ottobre ma ha continuato a mandarle nei mesi successivi del 2024". Ma grave per chi? Per Beretta Holding e Fiocchi il 7 ottobre è stato Natale in anticipo. Una festa del profitto bagnata nel sangue palestinese.
Nei primi nove mesi del 2024, l'Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele per oltre 5 milioni di euro. Dalla provincia di Brescia, dove ha sede Beretta, sono partiti prodotti per mezzo milione di euro. Da Lecco, casa di Fiocchi, più di un milione e quattrocentomila euro di morte confezionata. Cifre che sembrano piccole ma che si trasformano in migliaia di proiettili, centinaia di pistole, una pioggia di ferro che cade sui corpi dei bambini palestinesi.
I mercanti di morte del Bel Paese
Il 98% del mercato delle armi private israeliano è costituito da marchi importati, e l'italiana Beretta è tra i principali fornitori. Che orgoglio, no? L'eccellenza italiana che sbanca sui mercati internazionali. Peccato che il mercato sia quello dell'omicidio legalizzato.
La North Arms for Defense and Security gestisce ad Afula quello che il loro sito definisce "il più grande punto vendita di armi del Paese", segnalato da Beretta come propria filiale ufficiale. Un supermarket della morte con tanto di logo aziendale italiano. E indovina chi è tra i clienti abituali? L'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, su cui pende un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra. Beretta rifornisce un criminale di guerra. Questa è l'eccellenza italiana.
Ma il più nauseante è vedere le pistole Beretta esposte nel negozio di Beit Arye Guns, dove le sagome dei poligoni di tiro vengono sostituite da fotografie di uomini con la keffiyeh palestinese. Ti sparano addosso dopo averti ridotto a bersaglio razzista. Con le nostre armi. Con il nostro marchio.
La fabbrica del genocidio
Fiocchi ha ammesso di aver esportato munizioni in Israele fino a gennaio 2024, per poi "sospendere" - ma con un'ultima spedizione a marzo "per sostituire merce precedentemente consegnata". Un modo elegante per dire: abbiamo continuato a vendere morte fino all'ultimo. L'azienda riconosce candidamente "di non disporre di strumenti per il controllo della distribuzione del mercato interno israeliano". Tradotto: ce ne frega un cazzo di dove vanno a finire le nostre munizioni.
Altreconomia ha visionato una fattura del 9 maggio 2024 che mostra l'acquisto di munizioni Fiocchi da parte di un cliente della Meir Roth Ltd, uno degli importatori che rifornisce direttamente i negozi degli insediamenti illegali. Maggio 2024. Sette mesi dopo il 7 ottobre. Sette mesi di massacri documentati. Ma i profitti non si fermano mai.
E quando Ben Gvir annuncia la creazione di milizie di coloni "con mentalità offensiva", quando ordina la distribuzione di 10mila fucili d'assalto ai civili, le nostre aziende continuano a sorridere sui loro bilanci. Almeno 1.630 episodi di violenza dei coloni contro i palestinesi, con 10 vittime civili e 277 famiglie sfollate. Questo è il risultato concreto dell'eccellenza italiana.
Gli azionisti del genocidio
Ma chi sono i veri responsabili di questa macchina di morte? Chi si nasconde dietro le holding, i fondi, le società finanziarie che possiedono Beretta e Fiocchi? Chi sono gli azionisti che ogni trimestre incassano dividendi bagnati nel sangue dei bambini palestinesi?
È ora di fare nomi e cognomi. È ora di trascinare alla luce questi vampiri in doppiopetto che fanno profitti sulla pulizia etnica. Perché ogni volta che un palestinese cade sotto i colpi delle nostre armi, una parte della colpa ricade su chi ha investito in queste aziende, su chi ha dato loro il capitale per produrre morte, su chi chiude gli occhi davanti ai bilanci milionari costruiti sui cadaveri.
I fondi pensione che hanno azioni Beretta, le banche che finanziano Fiocchi, gli investitori istituzionali che fanno business con la morte: sono tutti complici di questo genocidio industrializzato. Il loro silenzio è complicità. I loro profitti sono intrisi di sangue.
L'ipocrisia del made in Italy
E mentre i nostri politici si riempiono la bocca di "pace" e "diritti umani", mentre fanno dichiarazioni di circostanza sui "due popoli e due stati", le nostre aziende continuano imperterrite a rifornire l'esercito dell'apartheid. L'aumento delle violenze e degli incidenti mortali conferma che la diffusione delle armi da fuoco tra i civili ha raggiunto livelli senza precedenti.
Ben Gvir, il ministro che da ragazzino minacciava di morte Rabin, oggi avverte l'Europa: "I Paesi che riconoscono la Palestina proveranno il terrorismo in prima persona". Un fascista armato dalle nostre fabbriche che minaccia l'Europa intera. E noi continuiamo a dargli le armi.
Basta
Basta con questa industria della morte travestita da eccellenza italiana. Basta con questi mercanti di sangue che si nascondono dietro i profitti e l'export. Basta con gli azionisti che si arricchiscono sul genocidio e poi vanno a messa la domenica.
È ora di dire basta a Beretta, basta a Fiocchi, basta a tutti quelli che lucrano sulla pulizia etnica in corso. È ora di boicottare queste aziende, di disinvestire dai loro titoli, di trascinare alla luce i loro azionisti e finanziatori.
Perché ogni palestinese che muore con una pallottola italiana ha il nostro nome scritto addosso. E questa è una vergogna che non possiamo più permetterci di portare.

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