Come la sabbia nelle mutande II

Questa nota è una valutazione strettamente personale. Nessun ‘portavoce’ è stato maltrattato nella stesura della stessa.
Se Atene piange Sparta non ride. Il guaio è che in mezzo ci siamo noi.
La campagna elettorale delle amministrative del 2018 è ormai nell'aria. Tutti i partiti, o quello che ancora ne resta, si preparano ai blocchi di partenza. Maggioranza ed opposizione cominciano inevitabilmente a parlare di "fuffa" perché così vuole la tradizione. In tutto ciò, ovviamente, i problemi quotidiani dei cittadini passano in secondo piano per lasciare spazio alle boutade elettorali. I programmi da slide o sui post di FB somigliano sempre più alle favole che una nonna premurosa usa per addormentare i nipoti. Tutti sono coscienti del fatto che si tratti di aria fritta, ma va bene così. Siamo abituati. Come recita il saggio popolare: "contenti e cojonati".
Lo scenario politico locale ci regala una maggioranza che arranca: troppo spesso autoreferenziale, legata all'apparire più che all'essere. Una maggioranza che, per quanto ci riguarda, è ed è stata inesistente: slegata e disattenta ai problemi (tanti) del nostro piccolo territorio di confine da banlieue fiumicinese.
Per contro, una opposizione che si attacca spesso al fumo della pipa senza avere un credibile progetto da sottoporre ai cittadini del quartiere. Contro e basta, spesso pretestuosamente, senza costrutto. Impegnata puerilmente a parlare solo alla pancia dell'elettorato a suon di slogan copia-incollati da Twitter. Molto spesso su temi che, in confronto, il compianto Catalano della famosa trasmissione ‘Quelli della notte’ appare un filosofo criptico. Attenta comunque anch’essa, salvo rarissime eccezioni, a tenersi ben distante dalle problematiche riguardanti Passo della Sentinella.
Il silenzio pare l’unica strategia comune ai due schieramenti. Tacere è un imperativo categorico per gli uni e per gli altri.
Ci hanno liquidato con la solita filastrocca della delocalizzazione, molto probabilmente senza capire e forse nemmeno sapere esattamente né dove, né come, né quando. Come fosse cosa di poco conto, marginale, trascurabile. E forse, per loro, davvero è così. Per questo preferiscono tacere, non interagire con il territorio, lasciare un intero quartiere alla deriva ed alla autogestione approssimativa.
Arriveranno, c’è da giurarlo, i soliti camion di fresato di asfalto (rifiuto speciale n.d.r - Corte di Cassazione, sentenza n. 37168 del 09/06/2016) da spargere su strade distrutte e fatiscenti con il favore e la connivenza di non si sa bene chi, ma certamente visto che non si tratta di un chilo di banane, con il benestare di qualcuno che può permettersi di deviare un carico di rifiuti speciali dallo smaltimento naturale al quale dovrebbero essere destinati a Fiumara, da spargere per le strade. Per altro, materiale buono solo a comprarsi qualche momentaneo quanto irresponsabile consenso, perché tempo una settimana o al più tardi alla prima pioggia, la situazione sarà esattamente quella di prima. Tutti lo sanno, ma nessuno denuncia.
Infine è d'obbligo un pochino di sana autocritica. Sino ad oggi la politica del ‘dividi et impera’ ha funzionato alla grande a Fiumara, purtroppo ancora tacitamente influenzata da pochi manovratori di consenso che hanno soprattutto la funzione di tenere sotto controllo lo sdegno e farlo emergere ad orologeria, quel tanto che basta a non disturbare troppo, basando la loro influenza non certo sulla dialettica. Etero diretti come sempre. La paura di smuovere acque troppo torbide costringe gli abitanti ad un finto disinteresse verso ciò che accade loro intorno, purtroppo più attenti al proprio orticello che al bene comune. A volte questo silenzio fa comodo a troppi e quindi a tutti.
Per cui tranquilli, basterà ancora una volta garantirsi la ‘protezione’ di quei pochi. Tutto continuerà come si vuole che vada a Fiumara Grande. Un cane che abbaia tanto, ma non morde mai, almeno per ora.

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